Mauro Jatta (1867 – 1918)
Nato il 23 novembre del 1867, sesto di nove fratelli: uomo di cuore, di carattere e di scienza, forte studioso di problemi biologici, sapiente igienista pratico.
Compiuti gli studi classici nel R.Liceo Umberto I di Napoli nel 1886 divenne assiduo frequentatore dei laboratori di chimica generale, di anatomia comparata e di anatomia patologica dell’Università di Napoli, ove si laureò nel 1892 e dove frequentò per altri tre anni l’istituto diretto da Luciano Armanni; nel 1896, quindi, passò come assistente volontario nel laboratorio di Istologia Normale e patologica della R. Università di Pavia allora diretta da Camillo Golgi, che gli fu, come sempre con i suoi allievi, largo di consigli e di ammaestramenti, e che l’onorò della sua amicizia.
Ebbe modo di estendere la sua cultura in lunghe dimore all’estero: nel 1899 dopo aver visitato i principali laboratori di Germania, frequentò l’Istituto d’Igiene della R. Università di Bonn sotto la direzione del Prof. W. Kruse.
Nel 1900 ottenne la libera docenza di Patologia generale nella R. Università di Pavia e nel successivo anno tornò in Germania presso l’Istituto di Terapia sperimentale di Francoforte, diretto dal Prof. P. Ehrlich.
Nell’Agosto del 1901, lasciati gli studi prediletti di pura indagine scientifica, iniziò la sua carriera nei laboratori della Direzione Generale della Sanità Pubblica, partendo dalle funzioni diCoadiutore Medico nell’Istituto di controllo annesso ai laboratori scientifici della Direzione di Sanità e raggiungendo nel 1912 il posto di Ispettore Generale Batteriologo, che tenne sempre con particolare decoro e vantaggio del pubblico bene sino agli ultimi giorni della sua vita.
L’opera scientifica di Mauro Jatta può essere considerata in tre periodi distinti, ai quali corrispondono tre momenti diversi della sua vita.
In un primo periodo (1889-1900), le sue indagini scientifiche furono specialmente rivolte ad argomenti relativi all’istologia normale e patologica; appartiene a quest’epoca uno dei suoi più importanti lavori, quello sulla genesi della fibrina, argomento che egli trattò a fondo, con competenza di provetto ricercatore e con risultati veramente interessanti.
Con il 1900, anno in cui pubblicò le sue ricerche sull’agglutinazione del batterio del tifo e sui microrganismi del gruppo del batterio Coli, iniziò una serie di studi di batteriologia, i quali culminano con la monografia pubblicato insieme a G. Cosco sulla identità della tubercolosi umana e bovina, lavoro di grande pregio, oltreché per l’analisi critica di quanto fu scritto fino a quell’epoca sulla dibattuta questione dell’unità o dualità del virus umano e bovino, per le numerose osservazioni originali che condussero ad importanti deduzioni nel campo della profilassi della tubercolosi.
In un terzo ed ultimo periodo Mauro dedicò in particolar modo la sua attività alle questioni di igiene pubblica, e si può affermare che egli seppe affrontare i più svariati problemi in questo campo e risolvere con genialità le più gravi questioni sanitarie che venivano affidate alla sua indiscussa competenza.
In questa attività di igienista pratico, quella che più emerge nella carriera di Mauro, è la campagna anticolerica che egli diresse nel 1911, dal maggio al settembre, nella città di Napoli. Particolarmente ardua fu in questo caso la sua missione, per ottemperare alla quale egli affiancò alla competenza tecnica il carattere sommamente comunicativo e la perfetta conoscenza dell’animo del popolo napoletano, ma restano memorabili le parole di quel tempo pronunciate da Giovanni Giolitti “Le truppe partiranno quando Jatta avrà assicurato che a Napoli non viè più il colera”.
Fu così che mediante provvedimenti persuasivi e coercitivi di igiene pubblica generale e di profilassi (rifornimento di acqua potabile, istituzione di un servizio di polizia sanitaria, servizio di disinfezioni; tutte metodologie alla base della profilassi moderna), egli riuscì dapprima a ridurre le manifestazioni dell’epidemia ed in fine a determinarne la totale scomparsa, meritando la medaglia d’oro per la fama di organizzatore nel campo della profilassi delle malattie infettive.
Mauro Jatta fu così interpellato anche per arginare le manifestazioni di colera e dissenteria che si erano verificate tra le truppe di occupazione in Libia, a Tripoli nello stesso anno 1911, sulla costa libica da Zuara a Tobruk nel 1912, e per le manifestazioni di peste bubbonica a Tripoli e Bengasi nel 1913, nella quale circostanza egli fu dal generale Ameglio appellato come “il debellatore della peste”.
Nel 1915 ebbe l’incarico di organizzare i soccorsi ai terremotati della Marsica, compito che egli portò a buon fine tanto da meritarsi una medaglia d’argento; fu al fronte dopo Caporetto, alla direzione generale dei servizi generali civili in zona di guerra, ruolo per il quale gli fu conferita laCroce dell’Ordine della Legione d’Onore dal Ministero della Sanità Pubblica Francese, prima che la sua salute già minata da una bronchite nel 1917 peggiorasse in modo fatale.
Morì il 31 agosto 1918 nella villa di famiglia al Parco del Conte (adesso adibita a Bed and Breakfast), in Ruvo, lasciando la sua sposa Anita Marozzi e i suoi fratelli Pasquale, Michele, Biagio e Filippo.
Le notizie su Mauro Jatta sono tratte da: A.A.V.V., Mauro Jatta, a cura di Michele Jatta, Tip. G. Artero, Roma.