Giovanni Jatta junior (Giovannino) (1832 – 1895)
Nacque a Ruvo di Puglia il 24 luglio 1832 da Giulio Jatta, prode e coraggioso militare, e da Giulia Viesti, donna dall’animo nobile, sua prima istitutrice ed amministratrice di tutto il patrimonio di famiglia da lui ereditato, da suo padre e da suo zio, il giureconsulto Giovanni Jatta senior.
Egli fu dapprima affidato ai Padri delle Scuole Pie di Ruvo e poi al collegio degli stessi Padri in Foggia dove rimase fino al 1845 per completare il primo corso degli studi. Dopo la morte di suo zio Giovanni senior, fu affidato in casa propria alle cure del sacerdote Don Domenico Ottaviani, il quale lo avviò allo studio delle lettere italiane, latine e greche, non trascurando le discipline filosofiche e morali. A questi, dopo la morte della madre Giulia Viesti, gli si affiancò anche il fidato amico di famiglia Rocco Cantatore, farmacista.
A diciotto anni, nel maggio 1850, avendo sua sorella maggiore Lucia creduto necessario dargli una moglie, egli sposò Angela Cappelluti di Molfetta, a cui affidò in gran parte l’amministrazione del suo ricco patrimonio, potendo così dedicarsi ai suoi prediletti studi che dovevano poi fruttargli tanta fama.
Affinché più tranquilli trascorressero i suoi giorni, quando già la sua compagna aveva cominciato a dargli una numerosa e crescente figliolanza ebbe in tutto dieci figli maschi e quattro fermmine, abbandonò la città trasferendosi in campagna nella prediletta dimora del Parco del Conte (adibito ora a Bed and Breakfast), dove unico suo divertimento fu la caccia, unica distrazione la compagnia di pochi e provati amici, unica occupazione lo studio. In quegli anni (1859-60) scrisse sonetti, liriche, un volume di Satire che intitolò “La Scotica”, un poema in 12 canti, anni dopo (1868) scrisse un altro poema eroicomico in 10 canti che intitolò “Gli orti pensili”, che poi diede alle fiamme. A 45 anni, quando già aveva imparato il francese e lo spagnuolo quasi da solo, si dedicò alla lingua tedesca per studiare le opere che si pubblicavano dagli scienziati di quella nazione. Si cimentò anche nello studio delle scienze fisiche e naturali, in quelle mediche (grazie al prezioso contributo dell’amico concittadino dottor Giuseppe Riccardi).
Fermo nel proposito di illustrare l’insigne raccolta di antichità, che in uno di quegli anni che seguirono al 1850 aveva fatta riordinare e collocare in cinque grandi sale del nuovo palazzo di famiglia, riprese con maggiore impegno lo studio dei classici latini e greci. A questi seguì un profondo studio di storia e di altri autori antichi e moderni che trattavano più direttamente di archeologia, tanto che, dopo un indefesso lavoro di otto o nove anni, pubblicò nel 1869 quel pregevole volume che intitolò “Catalogo del Museo Jatta”. A questo volume si aggiunsero molte altre memorie archeologiche pubblicate nel Bollettino dell’Istituto Germanico Archeologico di Roma. Per i suoi meriti fu nominato dal Governo Ispettore per la conservazione dei monumenti della Provincia di Bari, e le sue dotte illustrazioni e memorie furono inserite nelBollettino del Ministero di Pubblica Istruzione. Nel 1877 pubblicò l’illustrazione della raccolta Caputi e poi quella del museo di Lecce.Fu fondatore della pubblicazione “Rassegna Pugliese”.
Le opere archeologiche che andava mano mano pubblicando gli conferirono fama presso molti scienziati d’Italia, come il Minervini, l’Avellino, il Rossi, il Fiorelli, il De Petra; e presso gli scienziati di altre nazioni, come il Mommsen, il Kekulè, l’Henzen, il Petersen, l’Heydemann, ilGregorovius, parecchi dei quali conobbe personalmente nel suo museo mentre con altri tenne corrispondenze scientifiche. Addirittura il Gregorovius nel suo libro intitolato “Nelle Puglie” scriveva “Ormai al nome Jatta è per lungo tempo assicurato un posto nella storia dell’arte”.
Nel ventennio che va dal 1850 al 1870, periodo di grandi rivoluzioni che portarono al risorgimento della nazione italiana, egli fu uomo d’azione, prima con i suoi scritti e poi con la sua persona, mediante un’opera saggia ed accorta che modera e che frena e quindi molto efficace. Alla fine del 1852 fu chiamato a deporre nel famoso processo politico che interessò parecchi cittadini accusati di cospirazione contro il governo per i moti del ’48, concorrendo moltissimo alla loro liberazione. Nel 1860 fu a capo del Governo provvisorio e, insieme ai signori Vincenzo Chieco e Francesco Rubini concorse al conseguimento dell’unità della patria. Fu Maggiore della Guardia Nazionale. Fu Sindaco e Consigliere Comunale, nonché Consigliere Provinciale, occupandosi di parecchie questioni municipali, scrivendo parecchi opuscoli pregevoli per senno amministrativo e, da precursore dei tempi, parecchie delle sue proposte si realizzarono a distanza di anni (una su tutte la proposta di dichiarare demaniale la Difesa del Comune e di dividerla ai proletari). Occupò il posto di Delegato Scolastico per molto tempo. Negli anni 1854, 1856 e 1867 si prodigò contro le epidemie coleriche partecipando in prima persona ai soccorsi degli infermi.
Dopo il 1870, però, si ritirò a vita privata, dedicandosi allo studio della Bibbia. Pubblicò nel 1872 la “Corona di Maria” in 15 liriche, mentre nel 1879 tradusse l’Ecclesiaste, poi tradusse e commentò il libro dei Salmi, sempre assorto negli studi divini e religiosi, ormai estraneo a tutto, dedito solo alla compagnia della moglie e dei figli.
Morì il 24 dicembre 1895 nella sua città natale.
Le notizie su Giovanni Jatta junior sono tratte da “In memoria del Cavalier Giovanni Jatta – Cenno biografico”, Lojodice Vincenzo, Trani, 1896, Tip. V. Vecchi, cui si rimanda per la bibliografia e per ulteriori approfondimenti.